Abbiamo scelto la struttura dove soggiornare in Umbria sulla base di due elementi: la disponibilità di una camera con bagno ampio e doccia a pavimento, e la presenza di una piscina in cui entrare con una bella scalinata dai gradini bassi. Elementi di accessibilità imprescindibili. Ci siamo ritrovati in uno dei Wine Resort più belli d’Italia, credo.
Ma ma la cosa figa è che, oltre all’estrema cura di tutti i dettagli dell’ospitalità, questo luogo ha da offrire vini di estrema eleganza.
Orvieto è famosa per i suoi bianchi (Orvieto DOC) ma il rosso orvietano può riservare grandi sorprese.
Ma partiamo dal principio. Siamo arrivati al resort verso le tre del pomeriggio saltando il pranzo. Come potevo non inaugurare il soggiorno con uno snack a bordo piscina?! Pesca al vino. La versione di mia mamma era molto più rudimentale ma il concetto rimane il medesimo: una bella pesca noce a fettine sottili (mia mamma le tagliava grosse che si fa prima) immersa in un laghetto di vino, servita in un elegante piatto di ceramica lavorato a mano (mia mamma la “impiattava” in una scodella di plastica e aggiungeva anche un cucchiaio di zucchero, ma non ditelo al sommelier).
Incontrare per la prima volta un vino tramite il cucchiaio, senza stringergli la mano col calice, è per me fatto insolito, ma il bello delle vacanze è anche questo, quindi mi permetto di raccontarvi questo Orvieto Classico DOC così inopportunamente degustato. Per scandalizzarvi c’è spazio nei commenti, io mi criticherei quindi fate pure.
Il colore è chiaro e limpido, tanto da vedere chiaramente i frammenti di pesca galleggiare nel fondo. Al naso arrivano profumi floreali che riescono a sorpassare la barriera olfattiva della drupa riecheggiando di bianca eleganza, senza fronzoli erbacei o ricami speziati. In bocca nonostante la cucchiaiata non indirizzi il vino con la dovuta spinta, si manifesta in pieno l’acidità rinfrescante e la persistenza sapido-fruttata. (Sto osando lo so). Il nome di questo vino è Arcosesto e ne richiama per l’appunto l’acutezza.
Anche la cena ce la siamo sparata a bordo piscina. Qui abbiamo dato spazio ad un rosso IGT Umbria di tutto rispetto, a partire dall’annata: 2007, servito in perfetti calici da degustazione, ottimo in abbinamento col cibo, che vi avrei raccontato se non ci fosse stato il rischio che si raffreddasse.
La luce della sera non permette osservazioni visive molto accurate, ci si fa quindi guidare dal naso che evoca colori intensi che vanno dal rosso cupo della piccola frutta matura al bruno del cioccolato e del caffè fino al biondo del tabacco, per tornare al grigio del pepe e al marrone della cannella, in una girandola di sfumature olfattive da far girare la testa al calice.
In bocca entra morbido e vellutato, il tannino vibra delicatissimo una frequenza che sa di tempo trascorso ad affinare il suo tocco. L’abbinamento perfetto è un cibo succulento e aromatico, che esprima abbondanza senza perdere di eleganza. L’alcol è davvero ben integrato, si nasconde sotto al frutto, lascia la bocca pulita senza bruciare la gola con i suoi 14 gradi, ma riscalda la serata in un’onda di sapore e allegria.
Il giorno dopo abbiamo degustato anche tutti gli altri vini della tenuta, tutti biologici, tutti prodotti con grande misura, ma vi consiglio di andare e berli di persona se potete, che i vini letti sono interessanti solo a metà, o anche meno.
Ah abbiamo assaggiato anche l’olio, dal gusto pulito e delicato. Hanno un frantoio tutto loro, nonostante le piccole quantità, e questo dice molto sulla qualità.
Cantina Altarocca.
Un luogo bellissimo nel cuore dell’Italia, ogni parola che ho speso ne stropiccia solo l’aspetto.
